C’è una Calabria greca, terra di miti, isolata, selvaggia, rurale. Ospitale e spirituale. Greco nel paesaggio, nel cibo, nelle tradizioni religiose, nell’artigianato, negli idiomi: tra l’Aspromonte e lo Ionio, dove molti anziani parlano ancora la lingua di Omero!
Si può citare il Borgo antico Gallicianò, che è un piccolo borgo interamente ellenofono. Qui vi è un lembo di Calabria così vicino allo Stretto, che è greco anche nella toponomastica, ma soprattutto nella manifestazione del sentimento di “filoxenia”, amore per lo straniero, concetto ancestrale di ospitalità, come lo concepivano i greci nell’antichità …
LA CALABRIA DELLA “FILOXENÌA”
Nell’area grecanica (che conserva profonde tracce bizantine), da Pentedattilo a Bova, passando per Amendolea, Gallicianò, Roghudi, Chorìo, Roccaforte, Condofuri, Palizzi, Staiti, Sant’Agata del Bianco, Brancaleone, fino ad Africo, lo straniero è una divinità.
Per i nostri scopi concentreremo un po’ di attenzione su Roghudi, il motivo è legato alla sua architettura puramente “vernacolare”, nel senso che qui la bellezza del borgo, per quanto fantasma ed abbandonato, nasce dalla relazione continua di ogni casa con ogni altra casa, di cui occorreva rispettare il profilo (l’aggetto e la prospettiva e lo spazio già occupato). Ma anche dalla relazione con la montagna e con la valle, la prima è occupata nella zona della cresta del monte, la seconda (la valle) è dominata dall’alto come da un rapace che incombe sul letto del fiume sottostante…
Anche la natura ed il borgo sono come un ospite oggetto di “filoxenia”. E come tale va trattato. Non stupitevi, quindi, se nell’area grecanica della Calabria si può ricevere un invito a pranzo dalla gente del posto: c’è una “lestopitta” (pane azzimo alla greca), sempre pronta per essere farcita in ogni casa.
E certamente, alcuni dei residenti che incontrerete per strada vi guideranno alla scoperta dei luoghi, raccontandovi storie e leggende. È il loro benvenuto.
TURISMO ESPERIENZIALE DELL’ASPROMONTE
Il viaggio verso Roghudi e verso la sua architettura di paese fantasma, va preparato con cura, richiede un approccio consapevole e partecipativo: è un turismo lento, esperienziale. Gli uffici turistici locali forniscono preziose informazioni.
Questo antico villaggio greco fantasma ha da far segnalare che le strade verso di esso, all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte – regno della Sibilla –, sono impervie, la valle vertiginosa. Dal paesino Roghudi alla costa, infatti, si va su e giù tra cupole di roccia con pendenze di mille metri.
Un ambiente meraviglioso, in prospettiva aerea e che offre panorami meravigliosi.
In lontananza l’Etna, Stromboli e Vulcano. Ma anche paesaggi lunari: gelsi e ginepri tra i calanchi. E il fiume più bello del mondo: l’Amendolea.
Nelle vicinanze di Roghudi infatti si trova il parco archeologico urbano di Brancaleone Vetus (“antico”), il quale si affaccia sulla cosiddetta “Valle degli Armeni” e sui suoi borghi.
Più lontano lo sguardo spazia dalla nuova Africo alla marina di Bruzzano, sulle piantagioni di bergamotto, su viti antiche e ulivi secolari.
Comunque nei pressi di Roghudi, le capre autoctone, in equilibrio sulle ripide pareti dei monti, tra piccoli gruppi di case abbandonate, hanno una bellezza preistorica.
IL MARE DI CORRADO ALVARO
Il mare vicino a Roghudi è come non l’avete mai visto prima. Inutile dire che sono i Caraibi: nelle marine greche di Calabria “il mare deserto giace come un dipinto di bambino sulla costa arcuata, bianca e solitaria”, scriveva Corrado Alvaro, famoso scrittore originario di San Luca.
Sulla spiaggia sabbiosa, da Melito a Brancaleone, sarà facile seguire la schiusa delle tartarughe: gli ambientalisti dell’associazione Caretta Turtle Calabria Conservation vi guideranno nell’esplorazione.
In questo modo il tuo viaggio in Calabria diventerà anche una vera esperienza della ricchezza del mare e un’occasione per imparare cose nuove.
NEL CIRCONDARIO DI ROGHUDI: PENTEDATTILO
La Calabria greca è “come una reliquia” di 2500 anni fa.
I pastori locali sono come depositari di segreti e antiche conoscenze. Ad esempio, la musica e le tarantelle “ricordano le danze sacre dei greci”.
Per questo è stato recuperato il borgo di Pentedattilo (si tratta di poche case arroccate su una roccia che si staglia come una mano gigantesca)… Scoprirete che il suo nome è la stessa parola greca per una mano con cinque dita!
Oggi, Pentadattilo riprende vita grazie all’impegno dell’associazione Pro Pentedattilo.
Ora c’è un bar, negozi, un ostello e un popolare hotel. Ogni anno il Pentedattilo film fest porta in scena operatori cinematografici internazionali. E tanti visitatori appassionati: solitamente dal 26 al 31 agosto.