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Frascineto, vino e cultura

IL LUOGO

Il comune di Frascineto, in provincia di Cosenza e posto nel meraviglioso parco de Pollino, ha una popolazione di 2310 abitanti, principalmente di cultura e lingua albanese. La Comunità arbëreshë, cioè italo-albanese, conserva ancora la lingua, la cultura e le tradizioni d’origine e le funzioni religiose in rito bizantino, soggette alla giurisdizione ecclesiale dell’eparchia di Lungro.

Come in tutta Italia, anche in questo paesino la vitivinicoltura occupa una posizione di prestigio tra le attività agricolturali della regione ed i vini prodotti nella provincia di sono noti per la loro originalità e qualità.

Tuttavia il comune di Frascineto è posto ad un’altitudine 486 m s.l.m. ed essendo un comune di montagna, i produttori locali hanno cercato per i loro vigneti le posizioni migliori per ottenere uve idonee alla produzione di vini in linea con gli elevati standard presenti nella provincia di Cosenza.

Parco Nazionale del Pollino, pini loricati

VINO DI FRASCINETO: MAGLIOCCO

A Frascineto, un comune come detto situato in Calabria, viene prodotto un vino noto per le sue caratteristiche autoctone e per l’utilizzo di vitigni locali tipici della zona. Tra i più importanti, spicca il Magliocco, un vitigno rosso autoctono della Calabria. Anche se Frascineto non è tra le aree vinicole più famose della Calabria, la produzione vinicola locale riflette la tradizione e le peculiarità di questa regione.

Le caratteristiche principali del vino prodotto a Frascineto sono le seguenti:

Frascineto, centro storico
  • Vitigno: Il Magliocco è il vitigno predominante. È una varietà antica e autoctona della Calabria, molto diffusa nelle province di Cosenza e Catanzaro. Viene utilizzato per produrre vini rossi di alta qualità, spesso in purezza o insieme ad altre varietà locali.
  • Colore: Il vino a base di Magliocco è solitamente di un intenso color rubino, che può tendere al granato con l’invecchiamento.
  • Profumo: Ha un bouquet aromatico complesso, che richiama note di frutti rossi maturi come ciliegie, prugne e more, insieme a sentori speziati come pepe nero, tabacco e, talvolta, una leggera nota erbacea.
  • Sapore: In bocca, il vino prodotto da Magliocco è corposo, con tannini morbidi ma ben presenti. Ha una buona struttura e persistenza, con una spiccata acidità che bilancia la robustezza del corpo. I sapori richiamano frutti di bosco e spezie, con una leggera mineralità, tipica dei terreni calabresi.
Vitigno Magliocco
  • Abbinamenti: Grazie alla sua struttura e complessità, il vino di Magliocco si abbina bene a piatti ricchi e saporiti della cucina calabrese, come carne arrosto, cacciagione, salumi stagionati e formaggi locali. È particolarmente adatto a piatti a base di agnello o maiale, tipici della tradizione locale.

NOTE SUL TERROIR

Frascineto si trova ai piedi del Parco Nazionale del Pollino, un’area caratterizzata da un microclima particolare che favorisce la coltivazione della vite. Il terreno è prevalentemente calcareo e argilloso, con buone escursioni termiche tra il giorno e la notte, fattori che contribuiscono alla concentrazione aromatica dei vini prodotti.

Borgo pittoresco di Frascineto

ENOGASTRONOMIA LOCALE ABBINABILE AL MAGLIOCCO

La viticoltura a Frascineto si inserisce in un contesto di tradizioni enogastronomiche radicate, dove la produzione di vino è spesso gestita da piccole aziende a conduzione familiare. Questo consente una particolare attenzione alla qualità e alla tradizione nella produzione vinicola. Non bisogna inoltre dimenticare che un altro vino tipico della zona è il doc Terre di Cosenza DOC, sottozona Pollino.

La gastronomia di Frascineto, un piccolo comune calabrese situato ai piedi del Parco Nazionale del Pollino, è strettamente legata alla tradizione arbëreshe (la comunità albanese che si stabilì in questa zona secoli fa) e alla cucina tipica della Calabria. La cucina locale riflette la semplicità e la genuinità delle materie prime, valorizzando prodotti locali come olio d’oliva, salumi, formaggi, verdure e carni, spesso preparati secondo ricette antiche tramandate di generazione in generazione.

Lagane e ceci

Piatti tipici di Frascineto sono:

  1. Lagane e ciciri: Questo piatto è una delle pietanze più rappresentative della tradizione calabrese e arbëreshe. Le lagane sono un tipo di pasta fresca simile alle tagliatelle ma senza uova, mentre i ciciri sono i ceci. Il piatto viene preparato con una base di ceci cotti lentamente in un sugo leggero a base di aglio, olio e peperoncino, accompagnati dalle lagane. È un piatto semplice ma molto nutriente e saporito.
  2. Fërgesë: Piatto di origine albanese che è stato adattato alla cucina locale. È una sorta di spezzatino a base di carne, peperoni, pomodori e ricotta, il tutto cotto lentamente fino a creare una crema densa e saporita. È una pietanza che si trova spesso nei pranzi tradizionali della comunità arbëreshe di Frascineto.
  3. Salsiccia e soppressata calabrese La salsiccia e la soppressata sono tra i salumi più famosi della Calabria, e a Frascineto non mancano. Vengono prodotti artigianalmente utilizzando carne di maiale, condita con peperoncino, finocchietto selvatico e sale, poi insaccata e lasciata stagionare. Il clima della zona è ideale per la stagionatura dei salumi, che vengono apprezzati per il loro sapore intenso e piccante.
  4. Formaggi locali: Frascineto è famosa anche per la produzione di formaggi tradizionali come il pecorino e la ricotta. Il pecorino calabrese è un formaggio a pasta dura, stagionato, dal sapore forte e deciso. La ricotta, sia fresca che salata, viene utilizzata in vari piatti o consumata da sola.
  5. Minestra arbëreshe (Përshesh) Un altro piatto tradizionale della comunità arbëreshe è il Përshesh, una minestra rustica a base di pane raffermo spezzettato, cotto in un brodo saporito di verdure o carne. Questo piatto povero riflette l’antica tradizione di non sprecare nulla e viene servito soprattutto nei mesi invernali.
  6. Capretto al forno Il capretto è un piatto di carne molto comune nei pranzi festivi e nelle celebrazioni religiose a Frascineto. Viene cotto lentamente al forno con patate, aglio, rosmarino, olio d’oliva e spesso accompagnato da contorni di verdure stagionali.
  7. Pitta (Pite): Questo è un pane rustico, spesso farcito con ingredienti come cipolle, olive, acciughe o salsiccia. Nella versione dolce, può essere farcito con noci, miele e uvetta. La pitta è considerata una delle specialità più versatili e viene preparata in diverse varianti in base alla stagione e agli ingredienti disponibili.
Gole nel parco nazionale

I Dolci tradizionali cui sposare il delizioso vino Magliocco sono:

  1. Kulaç: Questo pane dolce tipico della tradizione arbëreshe viene preparato soprattutto in occasione di feste religiose o eventi speciali. È una sorta di focaccia dolce, morbida, con una consistenza compatta e spesso arricchita da uva passa, anice o semi di finocchio.
  2. Scilatelle di Carnevale: Durante il periodo di Carnevale, a Frascineto si preparano le scilatelle, dolci fritti a base di farina, acqua e zucchero, che vengono poi spolverati con zucchero a velo o immersi nel miele.
  3. Cudduraci: Tipico dolce calabrese che viene preparato durante la Pasqua, simile a una sorta di biscotto dolce a forma di ciambella o altre figure decorative. La particolarità è che viene spesso decorato con uova sode, che simboleggiano la rinascita.

Tra gli altri prodotti locali si possono citare:

  • Olio extravergine d’oliva: Frascineto è immerso in una zona collinare dove la coltivazione dell’olivo è diffusa, e la produzione di olio extravergine d’oliva di alta qualità è una delle eccellenze locali.
  • Peperoncino: Come in gran parte della Calabria, anche a Frascineto il peperoncino ha un ruolo centrale nella cucina. Viene utilizzato per insaporire molti piatti, dai primi alle carni, e per preparare condimenti come la famosa ‘nduja calabrese (anche se quest’ultima è più tipica di altre zone della Calabria, come Spilinga).

Nel complesso si possono individuare molte influenze arbëreshe nella cucina di Frascineto. Infatti, la la comunità arbëreshe di Frascineto ha mantenuto vive molte delle tradizioni culinarie albanesi, che si fondono perfettamente con gli ingredienti e le tecniche della cucina calabrese. Le ricette riflettono una cultura contadina, dove i pasti sono preparati con ingredienti semplici e genuini, ma con sapori intensi e appaganti.

In conclusione, la cucina di Frascineto è un vero riflesso della sua storia e del suo territorio: sapori decisi, prodotti locali e influenze culturali che si fondono per creare piatti unici e profondamente legati alla tradizione arbëreshe e calabrese.

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Riace, archeo-star

Riace è un borgo affascinante, sicuramente, in quanto porta in sé tutto il retaggio della complessa mescolanza di lingue e popoli che ha dato vita alla Calabria e all’Europa Mediterranea. Secondo alcune teorie, infatti, il toponimo potrebbe derivare da lingue del Medio Oriente, portate nell’estrema penisola italiana durante il terzo millennio prima di Cristo. Come Reggio e Roghudi, Riace avrebbe la sua radice nell’amarico ruha (respiro, vento) seguita da un suffisso indicativo di località (-ake, -adi). Riace potrebbe leggersi come “Ruha-ake” , il posto del vento. Strabone (Geografia VI, 7) spiegava la denominazione di località vicine (il promontorio Zefirio, Capo Spartivento, e l’antico attributo di Locri, Epizefiria) con il frequente vento occidentale zefiro che caratterizza queste località, molto rilevante per un popolo di marinai.

Il borgo di Riace

calabria

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RIACE OGGI: TRADIZIONE E OSPITALITA’

La cultura riacese è strettamente legata al bacino greco ed egeo, sia perché fondata da coloni greci sia perché per lungo tempo legata all’eredità dei monaci basiliani. Ne è testimone, oggi, la festa, celebrata i giorni del 25, 26 e 27 settembre, dei santi greco-ortodossi, i due medici Cosma e Damiano. I devoti che vengono dai paesi limitrofi (e non solo) hanno l’usanza di raggiungere il santuario a piedi, come segno della loro fedeltà, e ringraziano ogni volta i santi con doni, canti e danze. Viene festeggiato anche il braccio di san Cosma, la seconda domenica di maggio.

Archeo-star, Statua A

Riace è anche simbolo, del tutto moderno, delle migrazioni senza fine, che nei nostri tempi vedono i popoli di tutto il bacino mediterraneo fuggire dalla povertà, dalle guerre, dal terrorismo e dalla barbarie per affollarsi in rischiosissimi viaggi verso le coste calabresi. Proprio per questo motivo, dal 2004 al 2018 la cittadina calabrese ha ottenuto notorietà anche in ambito internazionale, in virtù del suo programma di accoglienza a rifugiati e migranti, promosso in particolar modo da Domenico Lucano, attivista eletto per tre volte sindaco di Riace.

Lucano, ex sindaco di Riace

Il sistema di accoglienza in vigore nel comune nel corso di questi ultimi quindici anni, giornalisticamente definito modello Riace, si articolava in diverse azioni, prima di essere oggetti di critiche, polemiche e infine purtroppo controversie giudiziarie: 1) ottenimento di fondi regionali o mutui finalizzati alla ristrutturazione delle case dismesse, 2) offerta di ospitalità a migranti e richiedenti asilo e 3) il loro impiego in laboratori artigiani di tessitura, lavorazione del vetro e confettura.

Architettura vernacolare di Riace

Da segnalarsi anche la creazione dell'”euro di Riace”, una moneta locale in tagli da 1, 2, 10, 20, 50 e 100 euro utilizzabile anche dai turisti.

Nel 2017 risultavano 550 migranti ospitati a Riace, ma è stato stimato che per la cittadina ne siano transitati almeno 6 000.

Un manto di case sulla collina

RIACE COME SINONIMO DI ARCHEOLOGIA MEDITERRANEA

Riace è comunque universalmente nota per il ritrovamento nelle acque marine antistanti di due capolavori in bronzo dell’arte Greco-antica: le due sculture dei cosiddetti Bronzi di Riace.

L’interpretazione definitiva del ruolo nell’arte greca dei Bronzi di Riace è un mistero, che tuttora dura, ma dal 1972, anno del ritrovamento, ad oggi le due statue di bronzo hanno scritto un capitolo dell’arte mondiale.

Profilo

Le due statue in bronzo vengono ritrovate presso la località Porto Forticchio di Riace Marina in Calabria. Il recupero delle due statue non teneva conto dell’importanza del reperto storico, ed infatti fu eseguito con dei mezzi non appropriati. Eppure, i bronzi di Riace costituiscono, nonostante tutti i limiti del recupero iniziale, il più importante ritrovamento archeologico del Novecento.

Capolavoro bronzeo

La prima statua, detta statua A, è una scultura alta 1,98 metro raffigurante un Kuros (giovane) forte e in posizione stabile. La statua presenta una posa naturale e rilassata; la testa è lievemente inclinata di lato. Tutto l’apparato muscolare è turgido e guizzante, rappresentato nel momento della contrazione. La testa e i tratti del volto sono ricchi di dettagli.

Statua B

La statua B, invece, è più bassa dell’altra, di circa 1 cm. Tuttavia, la struttura e la posizione del corpo ricalcano quasi fedelmente la statua A e la testa presenta alcune differenze: la calotta cranica è liscia, dato che doveva essere nascosta dall’elmo (non ritrovato) e la bocca è chiusa, senza che siano visibili i denti.

Particolari del profilo

I bronzi di Riace sono certamente la rappresentazione di due opliti, cioè due guerrieri della fanteria pesante dell’antica Grecia. Non sono soldati qualsiasi,  tuttavia, dato che la rappresentazione della nudità nell’antica Grecia era invariabilmente riservata alle divinità, ragion per cui è possibile che si tratti di due eroi. Entrambe le statue sono state realizzate con la tecnica scultorea del bronzo, una delle più complesse. Il bronzo offre, infatti, all’artista possibilità senza limiti di modellamento, permettendo di disegnare dettagli molto sottili.

Dettagli minuti del volto

Tutti gli studiosi sono concordi nel collocare i bronzi di Riace nello stile tardo, ossia la fase della scultura greca collocabile nel periodo che va dal 400 al 450 a.C., che presentava una conoscenza anatomica più matura rispetto allo stile arcaico.

LA PROVENIENZA DEI BRONZI DI RIACE

Oggi, si è anche d’accordo sul fatto che i due bronzi siano stati prodotti da due officine diverse, una convinzione rafforzata dalla differenza del tipo di rame adoperato nei dettagli. Per quanto riguarda la paternità dell’opera, non si conosce ancora l’autore dei bronzi di Riace e le ipotesi sono le più diverse: una di queste è che a realizzarle sarebbe stato Pitagora di Reggio, importante bronzista attivo in quegli anni.

Profilo della Statua A

Sul motivo per cui si trovassero in quel preciso sito archeologico non si sa nulla né del viaggio che abbiano affrontato per arrivare fino a Riace. Inizialmente, si era pensato che i due bronzi di Riace facessero parte dello stesso monumento, anche se è difficile stabilire dove si trovasse esattamente. Una delle ipotesi maggiormente discusse è che si trattasse di un monumento dedicato all’impresa dei Sette contro Tebe, che si trovava nella Agorà di Argo e del quale sono stati individuati effettivamente altri resti.

Nonostante la ricerca sia stata approfondita e duratura, sono ancora troppe le questioni aperte per fornire una lettura univoca ed esaustiva sui bronzi di Riace. Una delle questioni più urgenti sembra essere quella sul numero effettivo dei bronzi esistenti, che viene sostenuta da alcune ipotesi. L’altra questione riguarda il viaggio dei bronzi, per cui non ci è dato sapere se fossero stati trasportati come bottino di guerra oppure fossero destinati ad un mercato collezionistico, e quindi inviati su nave attraverso il Mediterraneo per ragioni commerciali.