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Enogastronomia Visione

Cibo e Artigiani


7.6.2021

UNA APS PER IL CIBO AUTENTICO MEDITERRANEO

La nostra è un’associazione di promozione sociale (APS) per l’Autentico Cibo Mediterraneo. Si tratta di una visione e una missione. La nostra cultura si ispira non a una teoria politica, ma a una teoria “sociale”, (questo spiega perché la nostra associazione di promozione è “sociale”). Ci ispiriamo al “Distributismo”, che riguarda una specifica cultura del cibo e della Società Civile più in generale.

PROMOZIONE DEGLI ARTIGIANI

Il nostro ente no profit intende promuovere il distributismo, che sostiene una società di artigiani e la loro cultura.

Il distributismo (noto anche come distribuzionismo o distributivismo) è un’ideologia economica che si sviluppò in Europa tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo sulla base dei principi dell’insegnamento sociale cattolico, in particolare gli insegnamenti di Papa Leone XIII nella sua enciclica Rerum novarum e di Papa Pio XI in Quadragesimo anno.

Caricatura di G.K. Chesterton e il Distributismo

Il distributismo, sostenuto da Gilbert Keith Chesterton, Hilaire Belloc e molti altri, dà un’enfasi speciale alla piccola impresa, alla promozione della cultura locale e alla preferenza della piccola produzione rispetto alla produzione di massa capitalistica. Una società di artigiani promuove, infatti, l’ideale distributista dell’unificazione del capitale, della proprietà e della produzione piuttosto che un’esasperata specializzazione, in cui nonostante il non trascurabile vantaggio dalle economie di scala, il distributismo vede putroppo anche un’alienazione dell’uomo dal lavoro.

Ciò non suggerisce, tuttavia, che il distributismo favorisca necessariamente una regressione tecnologica a uno stile di vita anteriore alla rivoluzione industriale (APS Benedict, in quanto ente no profit “distributista”, apprezza e promuove la vendita di produzioni industriali), ma piuttosto una proprietà più locale delle fabbriche. Prodotti come cibo e abbigliamento, secondo il distributismo, dovrebbero preferibilmente essere venduti alla comunità in cui vivono i produttori e gli artigiani locali, invece di essere prodotti in serie per l’estero o per una più lontana porzione del territorio nazionale (o meglio non solo).

Pertanto, la nostra APS incentiva il consumo locale di prodotti calabresi, allo stesso tempo intende far conoscere all’estero una linea di prodotti Food & Beverage non di serie e di alta qualità, perché ciò promuoverà la conoscenza e la cultura degli artigiani locali.

PROMOZIONE DELLE AZIENDE FAMILIARI

Il distributismo pensa che il sistema economico di una società dovrebbe quindi essere focalizzato principalmente sul ruolo del nucleo familiare.

Il distributismo propone la dottrina di una promozione della famiglia, come tipo fondamentale di proprietario; in altre parole, il distributismo cerca di assicurare che la maggior parte delle famiglie, piuttosto che la maggior parte degli individui, siano proprietari di aziende produttive.

Per questo l’APS Benedict riconosce ed intende promuovere tutte le aziende a conduzione familiare del settore Food & Beverage calabrese.

SUPPORTO ALLE PICCOLE IMPRESE

Il distributismo pone grande enfasi sul principio di sussidiarietà. Questo principio sostiene che nessuna unità più grande (sia essa sociale, economica o politica) dovrebbe svolgere una funzione che può essere svolta da un’unità più piccola. Papa Pio XI, nella Quadragesimo anno, ha fornito la classica affermazione di questo principio.

Per questo APS Benedict si prende cura delle piccole imprese e ne promuove il lavoro e la produzione.

Chesterton e Hilaire Belloc, fautori del distributismo

Secondo il distributismo, qualsiasi attività di produzione “locale” (che il distributismo ritiene essere la parte più importante di qualsiasi economia) dovrebbe essere svolta dalla più piccola unità possibile. Ciò aiuta a sostenere l’argomento del distributismo secondo cui le unità più piccole, le famiglie se possibile, dovrebbero avere il controllo dei mezzi di produzione, piuttosto che le più grandi unità tipiche delle economie moderne.

L’essenza della sussidiarietà è sinteticamente inerente al noto proverbio “Dai un pesce a qualcuno e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e gli darai da mangiare per tutta la vita».

APS Benedict è orgogliosa di sviluppare buone relazioni con le società artigiane e condividere conoscenze e opportunità.

SOSTEGNO ALLO SPIRITO DELLA CALABRIA

Il distributismo è stato spesso descritto in opposizione sia al socialismo che al capitalismo, che i distributisti vedono come ugualmente imperfetti e perfettibili. Al contrario, il distributismo cerca di subordinare l’attività economica alla vita umana nel suo insieme, alla nostra vita spirituale, alla nostra vita intellettuale, alla nostra vita familiare. Pertanto APS Benedict sostiene l’idea che la Cultura e la Cucina Calabrese siano, in primo luogo, un frutto del nostro Spirito e un valore reale, indipendentemente dal prezzo, dal costo o dal profitto.

Così facendo i prodotti calabresi insegneranno anche ai propri consumatori una speciale gioia, quella di prendere parte a una partnership più grande, quella di persone che lavorano di più per la felicità comune.

Nella Rerum novarum, Papa Leone XIII affermò che le persone avrebbero lavorato più duramente e con maggiore impegno se avessero posseduto esse stesse la terra oggetto di lavoro, perchè tale impegno sarebbe andato a beneficio loro e delle loro famiglie. Anzi, il Papa avanzava l’idea che quando gli uomini avessero avuto l’opportunità di possedere le proprietà e di lavorarci, avrebbero imparato ad “amare la stessa terra che cede in risposta al lavoro delle loro mani, non solo il cibo, ma l’abbondanza dei beni per sé e per coloro che gli sono cari”. Questa citazione afferma chiaramente che possedere le proprietà non è solo vantaggioso per una persona e la sua famiglia, ma è di fatto un diritto, dovuto al fatto che Dio ha “…dato la terra per l’uso e il godimento di tutta la razza umana”.

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Enogastronomia

Borgo di Morano

Formaggi mediterranei

21.5.2021

A Morano Calabro, nella cornice del magnifico parco nazionale del Pollino si può trovare il formaggio più fresco e profumato del Mediterraneo Italiano.

Dai profumi dei verdi pascoli che circondano il magnifico borgo di Morano Calabro nasce un formaggio di antica tradizione, amato da nobili e contadini. È bianco e morbido, e racchiude aromi e sapori delle felci su cui è adagiato. Inoltre è grasso, fresco e caratterizzato da una superficie esterna priva di crosta di un bianco porcellanato, della stessa tonalità della pasta che è essa stessa morbida, liscia e umida.

Il sapore è delicato e piacevolmente aromatico grazie ai sentori dati dalle foglie di felce.

Vista serale del borgo

Questo formaggio si chiama “felciata” di Morano, è un formaggio di latte prevalentemente caprino (addizionato ad un po’ di latte di pecora), prodotto in estate, ed è, appunto, chiamato “felciata”, perché prende il nome dall’usanza di adagiarlo su felci.

Precisamente, dopo aver riscaldato e coagulato il latte, il formaggio, così ottenuto, viene tradizionalmente posto in un secchio di legno pieno di felci (questo spiega il nome del formaggio, “felciata”).

Una volta prodotto, questo meraviglioso formaggio è meglio consumarlo fresco, mentre è ancora caldo.

IL NOME

La denominazione “Felciata” è oggi quella di uno dei formaggi calabresi inseriti nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (l’acronimo è “PAT”) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Il formaggio adagiato sulle felci

Chiamata anche “a filicèta” nel dialetto di Morano Calabro, la “felciata” prende il nome, come detto prima, dalle foglie di felce in cui è avvolta, assumendo i caratteristici aromi che le contraddistinguono.

LA TRADIZIONE

Quella della felciata di Morano Calabro è un’antica ricetta strettamente legata alla tradizione pastorale calabrese, probabilmente tramandata di padre in figlio.

Morbido e cremoso, era particolarmente apprezzato dalle famiglie nobili che lo consumavano regolarmente e veniva utilizzato come merce di scambio con gli artigiani locali, che offrivano ai produttori i secchi di gelso utilizzati per la sua produzione, in cambio di un pò del buonissimo formaggio.

Tali erano (e sono) il suo candore, la sua delicatezza e la sua freschezza, che la felciata, come riporta un antico testo calabrese, veniva spesso chiamata “Pane degli Angeli”.

Oggi, per salvaguardare e promuovere la sua produzione ed evitarne la scomparsa, la Fondazione Slow Food ha scelto di tutelare il buonissimo formaggio calabrese inserendolo nel suo progetto Arca del Gusto.

Vista del castello e del borgo

IL TERRITORIO

I vicoli di Morano e le case che sembrano aggrapparsi l’una all’altra (a loro volta, ancorate ai morbidi fianchi di una collina circondata da boschi e montagne), ne fanno uno dei borghi più pittoreschi di tutta la Calabria. Non a caso il comune è stato inserito nel circuito dei borghi più belli d’Italia.

Fin dal primo sguardo, avvicinandosi al centro storico si scorge la sorprendente architettura vernacolare e le sue costruzioni in stile povero che si abbracciano, quasi fondendosi l’una nell’altra, salendo fino al castello che le domina dall’alto.

Al termine della passeggiata, dal castello, che domina il panorama, ci si può finalmente rendere conto del perché questo piccolo gioiello di pietra sia considerato così affascinante.

PRODUZIONE

La felciata viene generalmente prodotta nella tarda primavera e nella stagione estiva nei mesi tra maggio e settembre. In questo periodo, infatti, i rigogliosi alpeggi del massiccio del Pollino donano al latte i profumi, i sapori e gli odori più piacevoli e intensi. Oggi non è facile trovarlo nei caseifici calabresi, ma vale la pena cercarlo per assaporarne la prelibatezza. Chi è a Morano Calbro può acquistarlo presso il locale Caseficio, che produce solo formaggi biologici.

RICETTA TRADIZIONALE

La Ricetta tradizionale della Felciata di Morano Calabro richiede latte di capra, proveniente da animali rigorosamente pascolati e addizionato con una piccolissima percentuale di latte di pecora. Successivamente il latte viene filtrato con le felci e poi riscaldato nelle apposite caldaie di rame ad una temperatura di circa 34° C.

Successivamente viene aggiunto il caglio di capra o di agnello prodotto in azienda. In attesa della completa coagulazione, i migliori rametti di felci vengono disposti scegliendo quelli di una certa consistenza dalla parte apicale della pianta. Dopo 30-45 minuti la cagliata viene raccolta con il cocchiere (tipico attrezzo in legno d’acero) e trasferita in secchi di gelso, avendo cura di formare strati omogenei di cagliata e felci. Attualmente, vengono utilizzati anche contenitori in vetro, ceramica o terracotta.

La via verso il borgo

GASTRONOMIA

Per apprezzare ogni nota gustativa e olfattiva di questo formaggio si consiglia di consumare la “felciata” lo stesso giorno in cui viene prodotta, anche quando è ancora calda. Può essere consumato da solo o aromatizzato con miele di acacia. Si sposa bene con la frutta secca, ma è buonissima anche semplicemente condita con un filo d’olio. Si abbina, infine, a vini bianchi secchi e leggeri.