La nostra è un’associazione di promozione sociale (APS) per l’Autentico Cibo Mediterraneo. Si tratta di una visione e una missione. La nostra cultura si ispira non a una teoria politica, ma a una teoria “sociale”, (questo spiega perché la nostra associazione di promozione è “sociale”). Ci ispiriamo al “Distributismo”, che riguarda una specifica cultura del cibo e della Società Civile più in generale.
PROMOZIONE DEGLI ARTIGIANI
Il nostro ente no profit intende promuovere il distributismo, che sostiene una società di artigiani e la loro cultura.
Il distributismo (noto anche come distribuzionismo o distributivismo) è un’ideologia economica che si sviluppò in Europa tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo sulla base dei principi dell’insegnamento sociale cattolico, in particolare gli insegnamenti di Papa Leone XIII nella sua enciclica Rerum novarum e di Papa Pio XI in Quadragesimo anno.
Il distributismo, sostenuto da Gilbert Keith Chesterton, Hilaire Belloc e molti altri, dà un’enfasi speciale alla piccola impresa, alla promozione della cultura locale e alla preferenza della piccola produzione rispetto alla produzione di massa capitalistica. Una società di artigiani promuove, infatti, l’ideale distributista dell’unificazione del capitale, della proprietà e della produzione piuttosto che un’esasperata specializzazione, in cui nonostante il non trascurabile vantaggio dalle economie di scala, il distributismo vede putroppo anche un’alienazione dell’uomo dal lavoro.
Ciò non suggerisce, tuttavia, che il distributismo favorisca necessariamente una regressione tecnologica a uno stile di vita anteriore alla rivoluzione industriale (APS Benedict, in quanto ente no profit “distributista”, apprezza e promuove la vendita di produzioni industriali), ma piuttosto una proprietà più locale delle fabbriche. Prodotti come cibo e abbigliamento, secondo il distributismo, dovrebbero preferibilmente essere venduti alla comunità in cui vivono i produttori e gli artigiani locali, invece di essere prodotti in serie per l’estero o per una più lontana porzione del territorio nazionale (o meglio non solo).
Pertanto, la nostra APS incentiva il consumo locale di prodotti calabresi, allo stesso tempo intende far conoscere all’estero una linea di prodotti Food & Beverage non di serie e di alta qualità, perché ciò promuoverà la conoscenza e la cultura degli artigiani locali.
PROMOZIONE DELLE AZIENDE FAMILIARI
Il distributismo pensa che il sistema economico di una società dovrebbe quindi essere focalizzato principalmente sul ruolo del nucleo familiare.
Il distributismo propone la dottrina di una promozione della famiglia, come tipo fondamentale di proprietario; in altre parole, il distributismo cerca di assicurare che la maggior parte delle famiglie, piuttosto che la maggior parte degli individui, siano proprietari di aziende produttive.
Per questo l’APS Benedict riconosce ed intende promuovere tutte le aziende a conduzione familiare del settore Food & Beverage calabrese.
SUPPORTO ALLE PICCOLE IMPRESE
Il distributismo pone grande enfasi sul principio di sussidiarietà. Questo principio sostiene che nessuna unità più grande (sia essa sociale, economica o politica) dovrebbe svolgere una funzione che può essere svolta da un’unità più piccola. Papa Pio XI, nella Quadragesimo anno, ha fornito la classica affermazione di questo principio.
Per questo APS Benedict si prende cura delle piccole imprese e ne promuove il lavoro e la produzione.
Secondo il distributismo, qualsiasi attività di produzione “locale” (che il distributismo ritiene essere la parte più importante di qualsiasi economia) dovrebbe essere svolta dalla più piccola unità possibile. Ciò aiuta a sostenere l’argomento del distributismo secondo cui le unità più piccole, le famiglie se possibile, dovrebbero avere il controllo dei mezzi di produzione, piuttosto che le più grandi unità tipiche delle economie moderne.
L’essenza della sussidiarietà è sinteticamente inerente al noto proverbio “Dai un pesce a qualcuno e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e gli darai da mangiare per tutta la vita».
APS Benedict è orgogliosa di sviluppare buone relazioni con le società artigiane e condividere conoscenze e opportunità.
SOSTEGNO ALLO SPIRITO DELLA CALABRIA
Il distributismo è stato spesso descritto in opposizione sia al socialismo che al capitalismo, che i distributisti vedono come ugualmente imperfetti e perfettibili. Al contrario, il distributismo cerca di subordinare l’attività economica alla vita umana nel suo insieme, alla nostra vita spirituale, alla nostra vita intellettuale, alla nostra vita familiare. Pertanto APS Benedict sostiene l’idea che la Cultura e la Cucina Calabrese siano, in primo luogo, un frutto del nostro Spirito e un valore reale, indipendentemente dal prezzo, dal costo o dal profitto.
Così facendo i prodotti calabresi insegneranno anche ai propri consumatori una speciale gioia, quella di prendere parte a una partnership più grande, quella di persone che lavorano di più per la felicità comune.
Nella Rerum novarum, Papa Leone XIII affermò che le persone avrebbero lavorato più duramente e con maggiore impegno se avessero posseduto esse stesse la terra oggetto di lavoro, perchè tale impegno sarebbe andato a beneficio loro e delle loro famiglie. Anzi, il Papa avanzava l’idea che quando gli uomini avessero avuto l’opportunità di possedere le proprietà e di lavorarci, avrebbero imparato ad “amare la stessa terra che cede in risposta al lavoro delle loro mani, non solo il cibo, ma l’abbondanza dei beni per sé e per coloro che gli sono cari”. Questa citazione afferma chiaramente che possedere le proprietà non è solo vantaggioso per una persona e la sua famiglia, ma è di fatto un diritto, dovuto al fatto che Dio ha “…dato la terra per l’uso e il godimento di tutta la razza umana”.
Trasferirsi in un borgo della Calabria significa accedere ad uno stile di vita. Si dirà che è buono per i disillusi e per chi si è stancato di vivere in competizione, ma è, al contrario, ben noto che in una terra la cui cultura anche quotidiana deve molto allo stile di vita mediterraneo dei Greci (che costituirono qui meravigliose colonie più di due millenni e mezzo fa), – allora ciò è vero a metà. Forse, un ritmo di vita al passo con una civiltà millenaria, la sua cultura ed il suo cibo, magari rende un illuso chi si gode frenesia, competizione e un tempo eternamente schiacciato sul presente….
LE ORIGINI DELLO STILE GRECO-MEDITERRANEO
Tutto inizia oltre 2500 anni fa…
Per mantenere il controllo della navigazione sullo Stretto e il predominio della circolazione delle merci, i Calcidesi occuparono presto il sito di Zancle (oggi Messina), in Sicilia, e poi quello di Reggio, in Calabria. L’altra via possibile per raggiungere il traffico tirrenico da sud prevedeva la circumnavigazione della Sicilia, attraversando il Canale di Sicilia, molto pericolosa a causa dei bassi fondali. I greci di Siracusa, quindi, a guardia anche di questo percorso, fondarono Camarina, che si affacciava sul canale.
Da questi inizi oscuri, quasi due millenni e mezzo fa, il vero inizio di una delle più splendide culture del bacino del Mediterraneo, la Magna Grecia, con le sue perenni conquiste per la cultura occidentale e mondiale: filosofia, matematica, scienza, arte e stile di vita mediterraneo …
CALABRIA, UNO STILE DI VITA GRECO
Oggi come allora, parlare di Mediterraneo e Calabria è parlare di una grande civiltà che non ha ancora esaurito il suo impulso verso uno stile di vita magnifico e perenne, anche nelle nostre metropoli frenetiche e inquinate. Tuttavia la cultura dei borghi non è un semplice ritorno alla povertà del vivere.
Ma ad uno stile attento alla dignità delle persone, di tutti, vecchi e poveri, ricchi e bambini… Ognuno è amato, curato e preferito per le proprie caratteristiche personali, non per le cariche pubbliche che ricopre, ma per la capacità di vivere e amare la vita.
I poveri e i ricchi condividono la bellezza del vivere comune, la grazia e la gentilezza di questa terra avara di comodità ma gentile e ospitale. Se qualcuno fa parte di una famiglia è onorato come parente e amico e se può beneficare la città, non è ostacolato dall’oscurità della sua condizione.
Ognuno ha a che fare con tutti negli affari pubblici così come nelle attività quotidiane,… ma senza violare la riservatezza del vicino e senza mai arrabbiarsi troppo con lui … si obbedisce al potere delle leggi, ma considerando l’ingiustizia subita o compiuta un peccato di tutti.
Ma dove risplende la grazia e la gentilezza del popolo calabrese è nell’attenzione e nello stile nel gustare il cibo, il vino, gli ottimi frutti della terra. In questo modo i calabresi, come gli antichi greci, procurano molte occasioni di svago dalla fatica, per il loro spirito, poiché feste e feste rituali e religiose si celebrano tutto l’anno.
Le case, per quanto povere siano, hanno sempre qualche angolo carino e un arredamento semplice ed elegante, il cui godimento quotidiano allontana lo scoraggiamento dagli inevitabili mali della vita.
La terra è baciata dal sole quasi tutto l’anno e questo spiega perché in città arrivano tutti i tipi di prodotti dei campi, che l’artigianato locale sa poi utilizzare in una gastronomia raffinata e varia.
Consideriamo ora quanto la descrizione di questo stile di vita sia abbastanza simile a quella esposta da Pericle, nel suo famoso epitaffio ai caduti in guerra, sugli Ateniesi e sui Greci in generale …
[Da: Tucidide, Storia della guerra del Peloponneso, libro II]
I GRECI IN PUGLIA, CALABRIA, SICILIA, CAMPANIA
L’importanza senza pari dello stile di vita mediterraneo introdotto dai Greci in Calabria, in Italia e nel mondo, inizia con la colonizzazione greca in questa terra (uno stile ancora evidente nei suoi borghi oggi), ma anche in Puglia, Sicilia e Campania.
Per la Puglia tutto iniziò con la ricerca di un riparo per le rotte, che i Greci trovarono nell’altro grande golfo dell’Italia meridionale, il Golfo di Taranto, il cui nome deriva dall’omonima colonia fondata sulle coste pugliesi dagli Spartani. Ma anche Metaponto sorgeva a pochi chilometri da Taranto, affacciata sul golfo. In ogni caso, pur essendo un territorio ricco di risorse, non lontano dalla madrepatria e vocato alla coltivazione, la Puglia non era una meta felice di spedizioni coloniali, ad eccezione di Taranto, perché popolata dai feroci Làpigi, già ben noti ai mercanti micenei.
La ricerca di terre fertili in posizione strategica, sulla costa meridionale della penisola, portò i Greci, quindi, a cercare delle basi sicure nelle valli fluviali, come quelle della Calabria, a Sibari, considerata ancora oggi la più antica delle colonie achee. Sybaris nasce in un’area disabitata tra le foci di due fiumi, in una pianura adatta all’agricoltura ma priva di insediamenti indigeni a causa delle frequenti alluvioni.
Un altro esempio è la fondazione di Acragante, in Sicilia, tra due fiumi a quattro chilometri dal mare: gli antichi dicevano che avesse tutti i vantaggi di una città marinara.
Ancora più importante per la colonizzazione greca è Ischia, il primo avamposto in Campania per i mercanti greci in cerca di ferro e desiderosi di vendere i loro vasi di terracotta.
REGGIO, NASCE LO STILE DI VITA MEDITERRANEO
La storia millenaria di Reggio Calabria, invece, è molto importante per la nascita di uno stile di vita autenticamente greco in Occidente e inizia con la sua fondazione come colonia greca nell’VIII secolo a.C. La storia di Reggio Calabria è addirittura all’origine del nome Italia e della sua cultura, culla della civiltà mondiale.
Infatti la località di Reggio si chiamava Pallantion ed era abitata dagli “Itali”, nucleo del popolo siciliano che non aveva attraversato lo Stretto e si era insediato stabilmente nel territorio corrispondente all’attuale provincia di Reggio. Furono chiamati Itali in onore del loro grande re Italo, figlio di Enotrio, come scrive Dionisio di Alicarnasso; e il territorio in cui si erano stabiliti assunse il nome geografico di “Italia”, come confermato da Tucidide e Virgilio.
Il nome dell’Italia comprendeva poi tutta la Calabria, e in epoca romana si estendeva a tutte le popolazioni colonizzate dell’attuale penisola italiana, chiamate “Gentes Italicae“.
La data di fondazione di Reggio è stata fissata nell’anno 730 a.C. secondo gli studi effettuati dagli storici Prof. Pasquale Amato e Mons. Nunnari, confermati dallo storico francese Georges Vallet, su numerosi testi storici antichi, tra cui Tucidide. Emerge chiaramente che intorno a questa data i Calcidesi fondarono la colonia di Rhegion, questo è attendibile anche considerando che le barche dell’epoca potevano navigare in tutta sicurezza solo nel periodo primaverile-estivo.
Gli storici greci Tucidide e Diodoro Siculo (XIII, 23) narrano come l’oracolo di Delfi avesse indicato ai coloni dove fondare la nuova città.
A seguito dell’oracolo, quando i coloni si fermarono presso il promontorio di Punta Calamizzi alla foce del fiume Apsìas (l’attuale fiume Calopinace), avendo intravisto una vite aggrappata ad un fico selvatico in località Pallantion (l’attuale “fortino a mare“ o “tempio”), decisero di stabilirsi in quel luogo, fondando, forse (come detto), la prima città greca (polis) in Calabria.
La moneta più antica coniata dalla città testimonia la sacralità del fiume, raffigurante un toro dal volto umano, che nell’iconografia classica rappresenta la personificazione dei fiumi.
La nuova città prese il nome di Rhegion. Il termine è riferito nelle fonti antiche al verbo “regnumi”, che significa spezzare, a ricordo della scissione geologica della Sicilia dalla Calabria. Si è sostenuto invece che derivi dalla radice proto-italiana indoeuropea “reg”, con il significato di “capo, re”, riferendosi al promontorio che dominava il panorama dalla penisola e che anticamente costituiva il porto naturale.
L’antica foce del Calopinace con il promontorio di Punta Calamizzi che si estendeva verso la Sicilia ispirò Tucidide con parole di grande lode. Gli acroteri erano le decorazioni superiori dei prestigiosi templi reggiani, che nel frontone, ai tre vertici, esponevano statue o immagini di potenti divinità proprietarie del santuario.
Lo storico ateniese, Tucidide, ha voluto immortalare in una frase la bellezza, la grazia e la magnificenza della città dello stretto, affermando che Reggio si pone come decorazione finale dell’intera Italia greca, affacciata sul suo mare come un tempio suggestivo e dominante, come se fosse stato il “tempio d’Italia”.
Più tardi nella sua storia Reggio fu una fiorente città della Magna Grecia e successivamente alleata di Roma. Poi fu una delle grandi metropoli dell’Impero Bizantino e fu sotto gli Arabi, i Normanni, gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi. Fu colpita da un grave terremoto nel 1783. Entrò a far parte del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie per poi passare al Regno d’Italia.
Nel 1908 subì la distruzione di un altro terribile terremoto, poi fu ricostruita in epoca liberty ma poi parzialmente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Crebbe notevolmente nel corso del Novecento ma nei primi anni ’70 fu protagonista di grandi sconvolgimenti regionali, le cui conseguenze portarono a un ventennio buio dal quale però, grazie ad una serie di amministrazioni ben riuscite negli ultimi decenni, la città si è notevolmente ripresa, tornando, secondo i dati demografici, economici e turistici, protagonista nel panorama mediterraneo.
Ancora oggi, lo splendido stile di vita mediterraneo e greco e il suo suggestivo cibo e vino continuano a diffondere il loro profumo in Italia e all’estero. Reggio è ancora famosa per i suoi stilisti leggendari, la famiglia Versace, che viene da qui, con i suoi continui riferimenti al modus vivendi greco.
Reggio emana anche il profumo intenso della sua ricca gastronomia in tutto il mondo attraverso la secolare coltivazione, produzione e vendita del Bergamotto, un agrume misterioso e profumatissimo, un frutto che cresce solo vicino a Reggio e incarna tutta la misteriosa essenza del greco mondo e la sua impareggiabile e splendida diffusione nel mondo con il suo profumo tenue e fortissimo.