Uno degli elementi architettonici più belli e suggestivi in un borgo è rappresentato dal portale di accesso dell’abitato, spesso un semplice arco o, qualche volta, persino una vecchia breccia nelle mura appena accennata come due stipiti sormontati da un architrave.
Si tratta alle origini spesso dell’accesso a poche casupole cinte da mura. Ma oggi come ieri, varcare questa soglia è la promessa del ritorno a casa, il tornare ad un luogo protetto, lontano dalla campagna e dalle sue fatiche per gli agricoltori, cioè da una campagna mediterranea sempre un po’ avara in Calabria coi suoi terreni argillosi, oppure dal lavoro svolto in città per i pendolari del borgo o, durante i mesi estivi, per i villeggianti è il ritorno dal mare nella canicola in cerca della promessa di frescura al bar del paese, con qualche granita vicino alla fontana e in vista della Chiesa barocca.
Invece, questo entrare anche un po’ banale attraverso la soglia vuota del portale era nel medioevo l’ingresso in un mondo del tutto magico, quello dell’autentica sicurezza dai pericoli, della fine della paura e dell’angoscia nell’attraversamento di campagne insidiose, campi e rive intestate da briganti, predoni, ladri comuni, saraceni ed altre insidie dell’epoca, arrivando finalmente…all’interno del “Baglio” (con questo termine di definisce nel Medioevo un piccolo complesso abitativo con funzioni di difesa militare e di raccolta dei prodotti della terra, antesignano di quelli che in futuro potranno diventare feudi e borghi).
La porta del Baglio dischiudeva il mondo civile, la difesa, la sicurezza, il focolare domestico, il presidio della proprie poche sostanze. Il Baglio era, insieme alla sua porta fortificata di ingresso, il nucleo originario del successivo abitato borghigiano, poi destinato a diventare paesino, paese, cittadina e infine, eventualmente, città.
E di solito un “Baglio” aveva un presidio di guardie, presso la sua importantissima porta di accesso, che assumeva l’aspetto spesso di un portale, altre volte un semplice portone, molto di rado una massiccia porta fortificata in ferro e legno.
IL PORTALE DEL BAGLIO E LE ORIGINI DELLA CIVILTA’ DEL BORGO
Nel medioevo, in Calabria, ma anche altrove nel meridione, il Baglio deriva dall’antica Villa romana, l’originaria unità agricola e difensiva dei Latini, colonizzatori delle terre conquistate o stabilmente ridotte a “provincia”.
Poi nel medioevo lo schema tipico del baglio riprende, amplia e diversifica l’antica struttura romana. Infatti da allora comprenderà, accanto alla costruzione centrale chiusa all’esterno da alte mura e con le aperture tutte rivolte all’interno della corte o cortile, – anche nuove unità immobiliari satelliti, all’interno e all’esterno (dependance, stalle, chiesa, armeria, ecc.).
Le mura perimetrali, senza aperture, erano una protezione contro nemici e intrusi.
Ma in tutti i casi, alla fine, un portone d’ingresso permetteva l’accesso al grande cortile, ai carri agricoli e alle carrozze adibite al trasporto di persone.
Nell’edificio centrale con uno o più piani alti abitava il “padrone” e la sua famiglia. I piani bassi erano destinati ai contadini e al deposito delle provviste e dei foraggi.
Se poi all’interno della corte o a suo esterno si sviluppavano altre casupole, – questo villaggio presto ingrandiva, dando luogo al nucleo dei futuri borghi.
Infatti, all’interno del cortile erano presenti anche le stalle. Altri locali poi man mano sorgevano e ampliavano la superficie da racchiudere tra le mura, locali che chiaramente servivano per il deposito degli attrezzi da lavoro, come ricovero delle carrozze padronali, oppure come abitazioni per familiari, servi, sacerdoti e altre figure necessarie all’economia del Baglio.
L’etimologia della parola baglio riporta ancora in sé questi significati difensivi, militari e agricoli. Infatti, nel tardo latino medievale ballium è il cortile circondato da alti edifici o muri; molto simile alla parola siciliana balarm (casa fortezza), in cui un vassallo detto baiulo risiedeva e dominava.
Vi è anche l’arabo bahah (cortile). Il verbo “βάλλω” (ballo) in greco antico significava “lanciare pietre e giavellotti”, “gettare giù da una rupe”, “colpire con frecce” (il che rimanda all’uso come fortezza militare del ballio).
Il termine è legato al piccolo arco detto balestra. In francese baille è il “luogo chiuso ma scoperto con peculiarità difensive”, che in Inghilterra si trasformò in bailey con il significato di “mura esterne di un castello” o “corte delimitata da mura”.
Ne rinascimento e fino al seicento il baglio coincide con il fenomeno della ri-colonizzazione di vaste aree agricole da parte dei “baroni”, i quali ricevevano vere e proprie “licenze di ripopolamento” (le Licentiae populandi), tramite la quale i nobili fondavano vere e proprie cittadine (le cosiddette “città di fondazione”).
IL PORTALE COME ELEMENTO ARCHITETTONICO
Ora, per quanto detto, niente è più bello, sicuro e protettivo, anche a livello estetico, della “porta” del ballio o del successivo “borgo”.
Dal latifondo si entrava nel feudo e da qui alle proprie case, si trattasse del popolo minuto, dei contadini, degli artigiani o del padrone del borgo. Tutti tornavano a casa dal portale principale.
Da qui si portava al baglio l’acqua dalle sorgenti. Dalla porta, spesso sopraelevata, era facile controllare il territorio e le stesse tavole di legno del portone miste a piastre, offendicoli e spuntoni di ferro erano, all’aspetto esteriore, già dei veri e propri luoghi fortificati, con poche piccole finestre esterne in legno, munite di inferriate, – che avvertivano con spavento gli intrusi dell’accoglienza poco ospitale che avrebbero ricevuto dalle mura (con lancio di pietre, frecce, olio bollente, ecc…un lancio di oggetti composito e pericoloso per gli assedianti di sotto, come bene avverte il termine greco “ballo”, lanciare, cui si ispira, pare, il termine “Baglio”).
Alle volte gli stipiti della porta erano in muratura di pietrame in opera con malta comune, di spessore variabile da un minimo di 0,50 metri fino a un massimo di 1,50 metri, rinforzate come le parti angolari dei muri, con gli architravi e gli stipiti in pietra scalpellinata. Un vero e proprio bastione!
La promessa di starvi dietro, però era allettante. Dal portale ci si affacciava immediatamente sull’interno del baglio-borgo, si vedevano i magazzini, la stalla ed una piccola chiesa (simboli di pace e quiete ritrovata).
Spesso sulla porta si trovava una torre o una torretta di guardia (talvolta in Calabria alcune cittadine hanno, perciò, ancora nomi evocativi come “Torretta di Crucoli”).
Molte volte il portale d’ingresso dimostra influenze straniere, come quello con arco ad ogiva in stile arabo e delimitato da possenti mura coronate da merlature, come a dire che gli invasori erano stati assimilati o copiati anche nelle strutture difensive.
Altre volte il portone era sormontato da un balcone, a simbolo di una pace civile ormai raggiunta per sempre.
Esistono, d’altra parte, anche borghi molto antichi che hanno ancora la forma quadrangolare dei bagli padronali, con corte chiusa su tutti i lati, comunicante all’esterno a mezzo di un grande portone di legno con chiodatura eseguita a disegni orientali. In questi casi, il portone è spesso inserito in un portale ad arco a sesto pieno ribassato, fornito di rosone in ferro battuto. Qui il senso estetico della pace ha del tutto dimenticato i tempi bui delle difese casa per casa ed il portone è una semplice conquista della bellezza…
Sono invece del primi del ‘600, quelle vetuste architetture di quartiere, costituite da un corpo centrale con magazzini e da una grande cappella sul lato destro dell’interno, con un fontanile al centro. In questi casi spesso vi è un alto portale, tuttora decorato con grosse bugne rilevate. Il gusto barocco esprime ormai la stanchezza, l’oblio delle origini…ed oggi le città e le metropoli surclassano i borghi, che si spopolano, che non servono a nulla…forse, ma forse no!
…Basta entrare nel vecchio Borgo-Baglio, magari oggi è periferico e campagnolo come un “Barrio” dove tutti si conoscono, ma qui si può sorseggiare un tè verde all’ombra di un giardinetto, leggendo le ultime notizie da un tablet e… chattare con i propri amici, a Stoccolma in Erasmus.